Alghero,
25 marzo 2021
Sempre
una foto postata su fb (sul profilo di Maria Antonietta
Caria) mi fa tornare alla memoria momenti felici della
mia infanzia. Limmagine seppiata
del Bar Caffè Pasticceria Buttighetta
del Sig. Morittu (ciù Nino, detto appunto Buttighetta)
dalle tende solari sponsorizzate CINZANO, con gli
ombrelloni e con i tavolini e le sedie di vimini sul
marciapiede mi accende un bel ricordo.
Il locale era posto allinizio di Via Vittorio
Emanuele, dopo il negozio di armi di Pasquali,
sulla destra dando le spalle alla torre di Porta Terra.
Difronte il bar di Useri dove cerano i telefoni
pubblici e i giardinetti di via Sassari con, al lato
opposto, il bar La Lucciola (sempre di
Morittu), famoso per le sale da gioco e i personaggi
algheresi che nel tempo lhanno frequentata,
e in Piazza, prima dellottico Perella (per svoltare
a destra in via Roma) il bar - gelateria di Solinas
(gelati artigianali deliziosi, unici).
Insomma lAlghero Da Bere degli anni
50 / 60 era tutta lì a un passo da casa.
Io questa immagine di Buttighetta la vedevo tutti
i giorni guardando di sguincio dalla finestra del
secondo piano dellappartamento dove sono nato
e abitavo in Via Roma.
Quel marciapiede per me segnava anche il volgere delle
stagioni. Deserto in quelle fredde, appena animate,
con solo i tavolini, nelle mezze stagioni e brulicanti
destate sotto lombra degli ombrelloni
e la frescura degli olmi (o altra essenza?) vicini.
Solo un episodio indelebile nella mia mente prima
di entrare nel racconto che ci riguarda. Una sera
di un giorno di Tutti i Santi, negli anni
cinquanta, quando frequentavo le elementari, approfittando
di una bella giornata di sole, mezza città
si riversò al Cimitero, alla fine di via Vittorio
Emanuele, per visitare i cari defunti in occasione
della ricorrenza del due novembre, festa dei dei defunti
appunto. Attorno alle tre del pomeriggio il cielo
improvvisamente si annuvolò e cominciò
a piovere, prima debolmente poi più forte e
poco dopo a scrosci. Un diluvio. Dietro i vetri della
finestra osservavo la scena. Il marciapiede davanti
a Buttighetta che si intravedeva a mala pena era deserto.
Passano pochi minuti quando vedo che improvvisamente
viene invaso da una folla di persone, uomini donne
e bambini tutti fradici, correndo, in fuga disperata,
proveniente dal Cimitero e diretta verso il Centro
Storico, passando da via Roma e via Gilbert Ferret.
Senza ombrelli, in molti cercavano di riparasi tenendosi
sul capo le foto ingrandimento incorniciate
che di corsa avevano portato via da sopra le tombe
(così si usava porre in quella ricorrenza)
dei loro cari defunti.
Lanno dopo lo studio del fotografo MORO
(sempre in via Vittorio Emanuele) avrà avuto
un bel da fare a ristampare gli ingrandimenti
delle foto (30x25) andate perdute, insieme alle cornici,
sotto quella tempesta di pioggia di Tutti i Santi.
In città a quei tempi se dicevi zuppa
inglese volevi dire Buttighetta.
Attilio, il pasticcere faceva quel dolce che era il
più buono del mondo. Anche noi
a casa, due o tre volte allanno, in occasioni
speciali, acquistavamo la zuppa inglese di Buttighetta.
Portavamo un vassoio in ceramica bianco decorato a
fiori, e alla cassiera, Signorina Anna, ordinavamo
quella delizia di un paio di chili. Con o senza
canditi? ci chiedeva ogni volta. La risposta
ovvia: con tanti canditi!
In città dopo i riti religiosi del Venerdi
Santo, della Pasqua, e del Corpus Domini, le celebrazioni
più seguite dai fedeli, al tempo, erano quelle
di San Francesco e SantAntonio, entrambe officiate
nella Chiesa dei frati di San Francesco. In particolare
le processioni con i loro simulacri erano seguitissime.
Sopratutto a quella di SantAntonio da Padova
del 13 giugno, data la bella stagione, partecipavano
migliaia di persone. Le strade venivano rallegrate
con le coperte colorate che si stendevano dalle finestre
da cui venivano lanciati petali di fiori sulla statua
del Santo, posta su di un camioncino, ricoperto di
drappi di seta bianca infiorati, scortata da quattro
Paggetti in alta uniforme.
Io nella Chiesa di San Francesco facevo parte dellAssociazione
dei Piccoli Militi e anche del gruppo
dei chierichetti che assistevano alle messe e alle
funzioni religiose.
Per guadagnarsi il posto tanto ambito di Paggetto,
con tanto di divisa in velluto blu, calzettoni bianchi,
cappello sempre blu guarnito da una montatura di coniglio
bianco e spadino luccicante bisognava partecipare
assiduamente. Poi Padre Simone faceva la scelta. A
me toccò un paio di volte salire sul camioncino
a scortare SantAntonio (che dopo tutto era il
mio santo), ma quando successe ero talmente allungato
che i pantaloni mi stavano alla zuava
e di cavallo mi stringevano un bel po.
Fu comunque unesperienza indimenticabile.
Ma quello che non potrò mai dimenticare è
quanto avveniva sempre dopo la processione. In tanti,
il sindaco, autorità civili e religiose, personalità,
addetti al servizio dordine, e noi Piccoli
Militi e chierichetti, salivamo lo scalone che
dal Chiostro portava ai saloni superiori dove ci aspettavano
i tavoli imbanditi di ogni ben di Dio, tutto offerto
da commercianti e semplici benefattori per festeggiare
insieme a Frati che ci ospitavano.
In mezzo a tanta grazia troneggiava sempre la zuppa
inglese di Buttighetta, che io sapevo
riconoscere, e che a noi più piccoli ci veniva
servita dalle circoline e dalle signorine
del Catechismo.
Quel pan di spagna soffice che si scioglieva
al palato, imbevuto delicatamente di alchermes,
quella crema pasticcera (tanta) che sapeva di limone
e di vaniglia insieme mista al segreto
di Attilio, il buon pasticcere, la farcitura abbondante
dei canditi della nonna e tanto, tanto croccante alle
mandorle e pinoli rendevano strepitoso quel dolce
che sembrava calato dal cielo.
Per alcuni dei miei coetanei era lunico peccato
di gola di tutto lanno.
Nella
foto del 1963, personale del bar La Lucciola,
via Sassari, e bar Buttighetta via Vittorio
Emanuele. Da sinistra: In piedi, Piero Pirisi, Luigi
(noto Capottino) Francesco, cameriere (nipote di Buttighetta)
Angelo (Paciunitta), altro cameriere stagionale, Attilio
(pasticciere di Buttighetta). Seduti: la cassiera
Sig.na Anna, Angelo Idili (cameriere Buttighetta).
Ph. Courtesi Piero Pirisi