Alghero,
17 febbraio 2021
Da
qualche tempo nell’ala “nuova” ad est del
cimitero di Alghero sono stati costruiti 8
loculi su quello che apparentemente all’inizio
doveva diventare un’aiuola che circondasse
tutto il lotto, tale da essere sistemata eventualmente
in futuro a verde e piante ornamentali.
Si
tratta appunto del lotto, che progettato per
avere un aspetto architettonico vagamente
monumentale, ha come affaccio al piano terra
sollevato una fila di sarcofagi rivestiti
in marmo granato. Al di là della scarsa o
assente manutenzione praticata al complesso
(infiltrazioni, caduta di calcinacci, ecc.)
che manifesta in generale la scarsa attenzione
dedicata dalle amministrazioni che si sono
avvicendate dopo la costruzione di quell’ala
del Campo Santo, la presenza dei sarcofagi,
insieme a quella di alcune colonne, probabilmente
rappresentava nella fase di progettazione
un approccio architettonico e artistico più
consono al luogo sacro tanto da renderlo meno
squallido e insignificante.
Non certo da paragonare al vecchio cimitero
di Alghero, ora giardino della Mercede, dove
Cappelle, tombe, statue, lo rendevano davvero
“monumentale”. E soltanto l’imbecillità di
chi ne ha decretato la distruzione ha impoverito
la città dal punto di vista storico e culturale.
E non è bastato trasferire al “nuovo” cimitero
alcuni elementi marmorei e artistici per attenuarne
il danno.
Oggi, l’edificazione di quei loculi in quel
luogo, a metà del lotto, in uno spazio che
poteva essere utilizzato per abbellire con
una fascia di verde e piante ornamentali lo
stesso, a filo del viale principale che porta
ad altri settori del lotto, che ostruisce
la chiara visione dei sarcofagi retrostanti,
in presenza tra l’altro di altri spazi da
utilizzare per la costruzione di altre opere
simili, apparentemente non giustificata da
grave urgenza, denota ancora una volta la
scarsa tendenza di chi ci amministra al bello
e al culturalmente corretto.
Così come è avvenuto in passato e purtroppo
avviene ancora in città dove si costruisce
nei cortili delle abitazioni esistenti, o
si innalzano mansarde sugli attici, andando
sempre “più in su” (come con la “Grappa Bocchino”),
anche al cimitero sembra invalsa l’idea di
costruire da per tutto, anche sulle aiuole,
come nel vecchio gioco che facevamo da ragazzi,
nella piazzetta di via Roma, quella delle
“case buttate”, residuo dei bombardamenti
dell’ultima guerra a: “brucc tarrè meu”.
Mi vien da pensare, con amarezza, che l’imbecillità
umana, alla fine, ci colpisce tutti, sia da
vivi che da defunti.